Inps e Inail

L'iscrizione d'ufficio alla gestione commercianti del liquidatore di una società è nulla se non viene provato il requisito della partecipazione al lavoro aziendale con carattere di abitualità e prevalenza, previsto ai fini della iscrizione nella gestione commercianti. Nella fattispecie, in esame, il liquidatore di una srl veniva iscritto d'ufficio alla gestione commercianti e gli veniva intimato il versamento dei relativi contributi. A tale richiesta veniva proposta opposizione. Veniva dedotta, con il ricorso, l'insussistenza dei presupposti per la permanenza dell'obbligo di iscrizione nella gestione commercianti dal momento che il liquidatore, a far data dall'anno 2018, era lavoratore dipendente con contratto di lavoro subordinato presso una s.r.l.s., mentre la s.r.l. in liquidazione, della quale era liquidatore, aveva cessato, sin dalla data della sua messa in liquidazione, ogni tipo di attività di carattere commerciale. Continua a Leggere

L'istituto nazionale di previdenza sociale (I.N.P.S.) richiedeva ad una pensionata la restituzione della complessiva somma di € 144.873.91 corrispondente all'importo

E' infondata la pretesa contributiva dell'Inps con cui viene ingiunto il pagamento di contributi dovuti alla gestione commercianti ad un socio unico ed amministratore di una s.r.l. per redditi conseguiti dalla società.

Il reddito prodotto da una società di capitali ove il socio non svolta attività lavorativa, non può essere fatto rientrare nella base imponibile contributiva di questi.Continua a Leggere

Il lavoratore che impugni il licenziamento allegandone l'intimazione senza l'osservanza della forma scritta ha l'onere di provare, quale fatto costitutivo della domanda, che la risoluzione del rapporto è ascrivibile alla volontà datoriale.

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione dell’otto gennaio 2021, n. 149, costituisce un importante arresto in tema di interrelazione tra onere della prova di colui che agisce in giudizio e normativa sui licenziamenti. Il codice civile, infatti, all’art. 2697 statuisce che colui che agisce in giudizio per far valere un proprio diritto deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento.

Nel caso in esame, un lavoratore lamentava l’avvenuto licenziamento in assenza di forma scritta in violazione di quanto statuito dalle norme inderogabili in materia lavoristica, mentre il datore di lavoro produceva una propria missiva contenente la comunicazione del recesso risalente ad una data successiva. Continua a Leggere

Il trib. di Lecce, sez. lavoro, con sent. n. 1958/2020, ha  accolto un ricorso dell'avv. Marina Pierri, annullando un avviso di addebito per contributi dovuti alla gestione separata, a seguito di intervenuta prescrizione quinquennale.

Sulla questione della prescrizione giova riportare i principi affermati in materia dalla Suprema Corte secondo cui " il fatto costitutivo dell'obbligazione contributiva è costituito dall'avvenuta produzione, da parte del lavoratore autonomo, di un determianto reddito ( Cass. 29 maggio 2017, n. 13463). Continua a Leggere